Sassari, a Sa Domo il ddl 1660 spiegato ai cittadini

Lo scorso 18 settembre la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge 1660, denominato “sicurezza”, recante “disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”.

L’associazione turritana Sa Domo de Totus ha organizzato un evento per esporre i nodi salienti del ddl, invitando due noti avvocati del foro di Sassari, Elias Vacca e Pina Zappetto, i quali hanno delucidato i punti salienti della proposta legislativa. Il timore espresso dagli attivisti è che il disegno di legge «minacci gravemente la libertà di espressione e i diritti fondamentali dei movimenti sociali, a partire dalla Sardegna dove, anche recentemente, si sono organizzate occasioni di disobbedienza civile assolutamente pacifiche che, con questo ddl convertito in legge, saranno punite con il carcere», come ha dichiarato in apertura Fabrizio Ruiu, attivista di Sa Domo de Totus.

Si tratta di un dispositivo giuridico capace di colpire «non soltanto noi che abbiamo un impegno militante, ma qualsiasi cittadino» – ha chiarito Ruiu introducendo le relazioni degli esperti – «il rischio è che chiunque partecipi a manifestazioni che coinvolgano l’occupazione di strade, come nei blocchi stradali usati dai pastori sardi o nelle proteste contro l’occupazione militare, possa essere incriminato penalmente e non più solo amministrativamente».

Gli avvocati hanno poi illustrato i dettagli del disegno di legge, definendolo «populista, repressivo e criminogeno nei confronti dei poveri, marginali e migranti». Il pacchetto di norme proposte – secondo gli esperti – mira a «punire soprattutto chi, in modo organizzato o meno, manifesta istanze sociali avanzate, in un clima di intolleranza e razzismo che colpisce solo laddove vi è povertà e disagio, questioni che avrebbero necessità di ben altri interventi strutturali».

Non è mancata una critica ai partiti “progressisti”, i quali da un lato criticano l’attuale governo di contiguità ad ambienti «fascisti o di estrema destra», dall’altro però «non sollevano abbastanza la voce quando si tratta di avversare provvedimenti che vanno esattamente in quella direzione». Altro aspetto emerso nel confronto con la cittadinanza è la completa sfiducia, che emerge da questo ddl (vedi Capo III del ddl) nei confronti della magistratura. Secondo i relatori si arriva a «delegare alle forze dell’ordine (estensione dei poteri ai Questori) l’attività repressiva senza passare al vaglio dell’autorità giudiziaria, introducendo elementi di arbitrarietà e indebolendo il diritto di difesa».

Tutto questo attraverso un preoccupante «irrigidimento dell’ordinamento penitenziario, l’incentivo alla diffusione delle armi in circolazione, con estensione a tutti gli agenti di pubblica sicurezza (circa 300mila) dell’autorizzazione a portare senza licenza armi private diverse da quella di ordinanza, con rischi collegati a una maggiore diffusione di armi da fuoco sia nello spazio pubblico che in ambiente domestico».

I segnali di uno slittamento verso una «deriva securitaria che inasprisce le pene verso chi lotta per la propria sopravvivenza o per una giustizia sociale più equa» sono evidenti nella denuncia di attivisti ed esperti. In conclusione, l’avvocato Zappetto, lancia un monito: «è proprio in queste politiche oppressive che si trova il vero terreno fertile per il conflitto e per la resistenza.

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