Sassari, Maria Elena Delia ospite di Sa Domo: «La Palestina ci insegna il valore della libertà»

Mentre a Gaza la situazione diventa sempre più drammatica e continua a salire il bilancio delle
vittime, in Sardegna si moltiplicano gli eventi di sensibilizzazione e informazione sulla questione
palestinese. Ieri, a Sassari, l’associazione Sa Domo de Totus, presso il Vecchio Mulino, ha ospitato
Maria Elena Delia, storica esponente del movimento internazionale di solidarietà con la Palestina.
Davanti ad una sala strapiena, l’attivista ha ripercorso le tappe salienti della sua esperienza
internazionalista che, dal  2008, con la rottura del blocco navale e lo sbarco nel porto di Gaza City,
l’ha portata al suo attuale impegno nella fondazione Vittorio Arrigoni, il giornalista pacifista e
attivista per i diritti umani ucciso nel 2011, in circostanze mai chiarite, da una presunta cellula
salafita.

Dialogando con la militante Frankie, con lo scrittore Filippo Kalomenidis e con l’attrice Roberta
Campagna, Maria Elena Delia ha avuto modo di precisare i fondamentali del suo percorso insieme
umano e politico, chiarendo anche il titolo dell’iniziativa “Disertare è lottare, un nuovo
internazionalismo per la Palestina”: «uso la parola “diserzione” come metafora per una necessaria
opera di coerenza nella vita di ciascuno di noi. Io avevo un lavoro assai remunerativo che però mi
costringeva ad essere ingranaggio dello sfruttamento. Il privato deve diventare anche politico e
questi sono tempi in cui è richiesta coerenza con i propri valori. L’indignazione fine a se stessa
lascia il tempo che trova, oggi siamo chiamati a rendere conto di ciò che pensiamo con la pratica,
con la costruzione di un’alternativa concreta».

La Palestina che emerge dalla conferenza organizzata da Sa Domo è sicuramente qualcosa di più di
un mero problema geopolitico, ma viene presentata come cartina di tornasole di un nuovo impegno
etico e politico, come stimolo per una società che va cambiata. Interrogata sulle priorità
relativamente alla questione palestinese l’attivista della Fondazione non ha dubbi: «Sono stata tante
volte in Palestina e nessuno mi ha mai chiesto soldi o farmaci, anche se ne avevano bisogno. Tutti
mi hanno invece sempre chiesto di raccontare la verità, di descrivere realisticamente la loro
condizione di oppressione perché sono consapevoli che fuori dai loro confini impera una narrazione
distorta».

Delia è di casa in Sardegna e il bel mare c’entra poco: «ho partecipato alle mobilitazioni in
Sardegna contro l’invadente presenza di basi militari. Il popolo sardo ha subito e subisce tutt’oggi
dei torti che devono essere riscattati – prosegue l’esponente filo palestinese – ma non sempre, anche
nel contesto delle mobilitazioni per la pace, si mettono in chiaro le complicità che intercorrono tra
sistema militare italiano e apparato bellico israeliano che proprio in Sardegna ha campo libero per
addestramenti e ricerche».
Una parte importante della serata è stata dedicata alla stringente attualità e alla gravità della
situazione umanitaria Gaza. In particolare sull’operazione militare condotta da Hamas, sicuramente
Delia rappresenta una voce fuori dal coro: «il 7 ottobre ha certamente creato uno spartiacque perché
ha portato la questione palestinese al centro del dibattito internazionale. Prima di questo evento, al
di fuori di certi ristretti ambienti come per esempio quello di Sa Domo, non se ne parlava quasi più.
Certo è stato un fatto traumatico e molto di quello che c’è dietro al 7 ottobre ancora non lo
sappiamo – continua l’attivista – ma ha costretto il mondo a guardare in faccia la brutalità
rappresentata dall’occupazione israeliana e ha gettato le basi per la possibilità di un nuovo
internazionalismo che, partendo dall’appoggio alla Palestina, possa approdare ad una generale

battaglia per l’autodeterminazione di tutti i popoli costretti entro perimetri sociali, politici,
economici e culturali che non hanno deciso».

Sullo sfondo ovviamente l’esperienza della Freedom Flotilla di cui Delia fu rappresentante per
l’Italia a livello internazionale e della personalità di Vittorio Arrigoni a cui Delia fu legata anche
affettivamente. Dal dialogo ospitato dal Vecchio Mulino emerge la storia di questa esperienza che
nacque dal Free Gaza Movement, animato appunto anche da Arrigoni. L’idea «era semplice ma
apparentemente folle» – racconta Delia «visto che a Gaza non si può arrivare via terra, proviamo a
entrare via mare». Fu così che nel 2008 due barche entrano nel porto di Gaza, forzando il blocco
israeliano. In seguito il progetto divenne più grande, assumendo il nome di Freedom Flotilla e nel
2010 si costituì una vera e propria flotta con una ammiraglia battente bandiera turca.
Ma proprio nel 2010 le forze militari israeliane intercettarono la flotta che aveva dichiarato di
portare aiuti umanitari a Gaza: «Israele assaltò la nave ammiraglia MV Mavi Marmara e 10 attivisti
furono uccisi dalle IDF – racconta Delia – questo episodio ha perfino scatenato una crisi
diplomatica e ha portato alla convocazione di una sessione di emergenza del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite».

Se si dovesse sintetizzare la narrazione dei protagonisti dell’evento organizzato da Sa Domo si
potrebbe fare così: dalla Palestina al mondo, dal mondo alla Palestina. Traendo le conclusioni della
serata Delia ha infatti proposto la prospettiva di un nuovo impegno politico la cui chiave di volta «è
il concetto di un nuovo anticolonialismo energetico, territoriale, politico e in generale la
consapevolezza che da un’idea si può ricostruire tutto, al di là di ogni retorica, mettendo in campo
competenze, organizzazione e disciplina».

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