Per chi è nato negli anni ’70 e ’80 e anche prima, le prove Invalsi sono una emerita novità.
Ma chi ha figli in età scolare sa bene che maggio è il mese delle prove Invalsi e dei potenziali scioperi per boicottare le prove.
Ma cosa sono queste prove?
Nel 1999 Luigi Berlinguer istituì il Servizio Nazionale per la Qualità dell’Istruzione, e successivamente fu creato un ente di valutazione e un sistema di prove nazionali, i cui risultati dovevano essere resi pubblici.
Nasce l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione, il cui scopo è valutare il sistema di istruzione e la sua efficacia.
Successivamente sarà Letizia Moratti a partire dall’anno scolastico 2005/06 a predisporre le prove nazionali più volte modificate negli anni, da farsi nella classe II e V della scuola primaria e delle superiori di secondo grado e in terza media.
Perché sono tanto contestate e temute?
Gli studenti si sentono sicuramente sotto pressione in quanto le prove avvengono con le stesse modalità di un esame: i banchi separati e alunni distanti tra di loro per evitare di copiare.
I fascicoli sono differenti da alunno ad alunno, sempre per evitare che si possa suggerire la risposta al compagno. E infine nelle prove di italiano della scuola primaria sono inserite anche delle domande per conoscere la situazione familiare e personale dell’alunno.
Da parte degli insegnanti, appoggiati dai sindacati che indicono appunto gli scioperi, la polemica è relativa al fatto che si sentono ‘controllati’ e giudicati.
Essi sostengono che ogni alunno è diverso e non tutti affrontano la prova allo stesso modo; quindi, l’esito della prova stessa non può determinare l’impegno e l’efficacia dei metodi dell’insegnante.
Tra l’altro vengono messi sullo stesso livello insegnanti e alunni provenienti da realtà molto diverse tra di loro (le prove avvengono simultaneamente, proprio come un esame, in tutta Italia).
Gli insegnanti contestano inoltre la contraddizione fra la raccomandazione di un approccio all’insegnamento individualizzato che deve tenere conto delle diversità di ogni alunno e una valutazione standardizzata uguale per tutti.
Sembrerebbe quindi che questo metodo di valutazione non sia attendibile ed efficace. Di contro dobbiamo anche riconoscere che grazie all’Invalsi si può fornire un supporto all’amministrazione scolastica, agli enti territoriali e alle singole istituzioni scolastiche al fine di evitare la dispersione scolastica, perché infondo dalle prove Invalsi vengono verificate competenze fondamentali, come comprendere un testo scritto, usare la matematica, saper capire ed esprimersi in inglese, competenze che devono per legge essere assicurate a tutti.