Perché queste parole ci allarmano? Perché pronunciate da un diplomatico da sempre cauto e prudente nelle sue dichiarazioni. Perché Sergey Lavrov, ministro degli affari esteri della Russia ha seguito passo dopo passo, con grande convinzione, la strategia militare di Putin contro la Nato, fin dal febbraio del ’22, sia quando il contingente russo si è ritirato da Kiev in segno di volontà di Pace (il mainstream naturalmente ci ha raccontato di un respingimento da parte degli Ucraini), sia durante gli accordi-beffa di MInsk utilizzati dalla controparte per prendere tempo al fine di predisporre la compagine Nato alla guerra. Mentre una fronda ampia della dirigenza russa avrebbe preferito una immediata scesa in campo, nessun temporaggiamento e una mano molto più dura da parte di Putin, criticato in questo anche dallo stesso Lukascenko. Chi critica lo zar non riesce ad immaginare che lo zar ha agito, dato il terrore omicidiario dei nazisti, con moderazione molto grande, forse eccessiva. 14.000 morti tra i civili russofoni.
Linguaggio misurato che ha accompagnato la diplomazia russa in Medio Oriente e che ha portato Iran e Arabia Saudita a riaprire le rispettive Ambasciate e al ritorno di Assad nella Lega Araba, successi, cui ha collaborato fattivamente la Cina, e che hanno posto in difficoltà lo stato sionista, convinto con gli accordi di Abramo stipulati con gli States e con il Bahrein di avere la strada libera per successive grandi “vittorie” con i suoi vicini e per farla finita con i Palestinesi ( ricordo per esempio lo smacco subito da Netanyahu sulla intransigenza di Bin Salman sulla immediata necessità della nascita di uno stato palestinese)
Dunque le parole di Lavrov evidenziano che personalmente lui ha perso o sta perdendo la pazienza e che la Federazione russa è stanca delle provocazioni e dei continui atti terroristici perpetrati da Nato e da Zelensky, mentre la von der Leyen annuncia spudoratamente e irresponsabilmente uno stanziamento di 50 miliardi di euro per proseguire il conflitto fino all’ultimo ucraino (e se si continua così sarà sino all’ultimo europeo).
La controffensiva Nato è stata finora un disastro di uomini e di mezzi militari, a dimostrazione che le mitiche armi occidentali sono terrificanti solo se si scontrano non con un esercito addestrato e ben armato. Un massacro. I Russi parlano di un rapporto 1 a 12 tra i militari russi e i militari ucraini. Anche una relazione così asimmetrica nel calcolo dei caduti mette in risalto che anche tra i Russi le perdite sono considerevoli.
Dopo il “Tritacarne” di Bakkmut abbiamo dovuto assistere al “Tritacarne” di Orekhovsky dove dei 180 soldati presenti, tre sono i sopravvissuti mentre continuano indiscriminatamente le distruzioni di armi pesanti, di depositi e di magazzini di armi, di roccaforti. Spaventose le condizioni dei feriti, privi di attrezzature farmaceutiche e dei dispositivi medici necessari…in questo contesto il segretario americano alla difesa Lloyd Austin ha la sfrontatezza di appellarsi ai soldati ucraini perché resistano e tengano duro perché dovranno soffrire a lungo.
Un Paese distrutto. Risulta, tra l’altro, minato per quasi la metà del suo territorio, oltre che cosparso in alcune aree di uranio impoverito. Un popolo che si è disperso tra occidente e Russia e che ancora (ma per quanto ancora?) non ha capito quali sono i suoi veri nemici, gli irresponsabili del macello avvenuto e che per Stoltenberg, Blinken, la Nato, la UE deve ancora continuare…gli States dicono che stanno solo difendendo il territorio che è stato occupato illegalmente ma perché allora si trovano mezzi militari americani usati in territorio russo dai “volontari” russi per operazioni terroristiche?
Parliamo quindi di pace, di negoziati, dopo tanto sangue mentre va ben tenuto a mente che dagli UAV (veicoli senza pilota) russi in alcune aree di guerra sono discesi volantini che invitano alla resa descrivendo le procedure per avviarla senza ulteriori incidenti di percorso.
Seconda parte a breve
Di Antonello Boassa