L’ARTISTA (Canto Azteco):
“L’artista è umile, copioso ,vario, irrequieto,
L’artista è sincero, pronto, studia, è abile,
parla col suo cuore, pensa, ricorda.
L’artista lavora allegramente,
calmo, con cura, secondo la verità,
compone le cose, crea,
dispone con ordine il mondo,
lo fa armonioso, lo accorda.”
Nell’arte esiste un’aspirazione: sognare, vedere il mondo, i fatti per cambiarli, svilupparli, rappresentando un’immagine del futuro.
Un artista non è artigiano, un artigiano saprà fare e rifare cose di bellezza, un artista sa sognare e creare cose nuove: vive nel futuro, è “oltre”, non ripete, non perfeziona, va “oltre”.
Non ripetere il passato, rivede per riproporre e costruire una visione futura.
La ricerca non è riscoperta, è la necessità d’andare oltre, vedere cosa c’è o ci potrà essere domani.
Difficile cantarle serie in questo momento storico, ho lasciato il sud dell’isola avendo conosciuto pochissimi artisti (nel mio senso della parola), faccio grossa fatica a contarne più della dita di una mano, uno degli artisti che ho conosciuto nel sud dell’isola, e di cui mi fregio d’essere un amico e fratello d’arte, è Quilo dei Sa Razza, l’analfabetismo, l’ignoranza e la cancel culture, hanno rimosso su scala nazionale la sua importanza nella determinazione storica, di una cultura rap nazionale negli anni novanta (dal Sulcis iglesiente, nel sud di un’isola, povero e depresso, non solo dal punto di vista artistico e culturale).
Senza i Sa Razza, non ci sarebbe stata una scena rap nazionale, non ci sarebbe stato Salmo con la sua Machete crew e neanche un’etica, non ideologicamente serva del mercato e della politica, che con l’associazionismo utilizza l’arte e la cultura, forte del suo precariato a propaganda a origine controllata.
Quilo e i Sa Razza, hanno resistito a tutto, anche alle vaccinazioni di massa, e oggi sono tra le poche cose che ascolto con piacere in Italia, l’unica voce della mia storia e generazione, che ha perso la memoria, nel nome della quale si confronta e scontra, con un futuro incerto e precario, non solo per le ultime generazioni, ma anche per i loro genitori e nonni (che hanno la mia età e quella di Quilo).
Il featuring con Doseman “Sei connesso?”, è esistenziale: siamo connessi?
Sentiamo l’amore in cerca della connessione col Dio denaro?
Viviamo imprigionati in un labirinto della mente che pare Gaza, servi di un lavoro che non rende liberi, in cerca di status simbolici sempre più omologati, nel nome di un banale quotidiano che ci allontana dalla ricerca di noi stessi.
Quilo e Doseman, nel loro featuring, dialogo, rendono plastica la disconnessione in corso dell’umano dalla sua storia evolutiva, sempre passata attraverso la biologia linguistica dell’arte.
Si stanno soffocando gli artisti, nel nome di un mercato sempre più omologato e massimalista, si sta togliendo ossigeno alla ricerca di senso.
Lo dice Quilo, io l’ascolto, la sua voce presente arriva dal futuro di questo tempo.
di Mimmo Di Caterino