In Sardegna un cittadino su cinque ha rinunciato a curarsi perché non dispone delle risorse necessarie per visite a pagamento e per acquistare le medicine, la regione è terzultima in Italia per garanzia dei livelli essenziali di assistenza erogati ed è il territorio che ha riportato le conseguenze peggiori del post Covid 19 in relazione al numero dei decessi: anche l’Isola aderisce allo sciopero nazionale di medici e operatori sanitari indetto da Aaroi-Emac, Fassid, Fvm e Cisl Medici.
“Per quanto riguarda l’adesione siamo limitati dal dover garantire i contingenti minimi – spiega – Gisella Carrucciu coordinatore della Fassid a margine della conferenza stampa convocata in occasione della fermata nazionale -, molti colleghi che vorrebbero protestare sono costretti a stare a lavoro, ma sono con noi.
Oggi garantiremo solo emergenze-urgenze”.
A singhiozzo oggi i servizi trasversali, sia ospedalieri che territoriali: si fermano i servizi di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, la diagnostica di laboratorio, le prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili, nei centri di salute mentale, nelle oncologie, le prestazioni farmaceutiche in ospedale e sul territorio, e i servizi di igiene e sanità pubblica vaccinali.
“Le cause del disastro riguardano quattro fattori principali – aggiunge Maura Orrù, segretaria Cisl Medici Cagliari -: il numero chiuso nelle facoltà di Medicina, la ridotta retribuzione dei medici in Italia e la mancata riforma della responsabilità professionale medica”.
Il problema più grande è la carenza dei medici che “sia negli ospedali che nel territorio – continua Orrù – è stata purtroppo non prevista nelle programmazioni aziendali. Abbiamo reparti ospedalieri chiusi e servizi accorpati. Le contromisure adottate dalle aziende hanno creato ulteriori problemi: sono aumentati carichi di lavoro, turni di guardia e reperibilità notturne e festive”.
Una situazione che pesa in particolare nel settore della salute mentale: “Nei consultori e nelle psichiatrie infantili siamo ormai in pochi, in un momento in cui il disagio giovanile sale, c’è bisogno di interventi sul territorio, prendere in carico la persona – spiega Caterina Melis, psicologa del sindacato Aupi – ci sono gravi carenze e non riusciamo a dare una risposta al disagio che c’è nella popolazione”. Dito puntato sulla Manovra nazionale ma anche contro la Regione: “È evidente la volontà della politica di favorire il dirottamento di ingenti risorse economiche dalla sanità pubblica alla imprenditoria privata attraverso la fornitura di ‘servizi’ per i quali non esistono tetti di spesa da rispettare”, conclude Carrucciu, scrive Marzia Piga per l’agenzia Ansa.