“Il servizio idrico della Sardegna oggi affidato a Abbanoa è a un passo dalla privatizzazione e nessuno, né i vertici della società, né la giunta Solinas, ha mai affrontato una questione piuttosto spinosa”.
Il tema, sollevano nei giorni scorsi dall?Anci, viene rilanciato con preoccupazione da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil regionali che hanno chiesto più volte, “inascoltati”, un confronto per “scongiurare la possibilità di regalare ai privati un bene pubblico come l’acqua”.
Attualmente, entro il 31 dicembre 2025 il servizio idrico dovrà essere messo a bando e qualsiasi operatore privato nazionale e internazionale potrà partecipare.
“Vediamo all’orizzonte un potenziale enorme problema per la collettività dei sardi” – hanno detto i segretari regionali Francesco Garau (Filctem), Marco Nappi (Femca) e Pierluigi Loi (Uiltec) – è quanto mai opportuno che i candidati alla presidenza della Regione e le forze politiche in corsa per le imminenti elezioni rendano esplicito cosa pensano al riguardo”.
Dal canto loro, i sindacati hanno un’idea precisa: “Va scongiurata la privatizzazione che esporrebbe la gestione del servizio idrico, i 1300 lavoratori coinvolti e i cittadini che usufruiscono del bene pubblico, a incognite e rischi da evitare.
La soluzione infatti esiste ed è quella che hanno percorso altre regioni d’Italia, ovvero la creazione, il più presto possibile, di una società multi-utility con la maggioranza della proprietà in mano al soggetto pubblico ma con una gestione industriale del servizio. E’ l’unica via d’uscita per venire incontro alle necessità dei sardi, – hanno detto i segretari – coniugando il controllo pubblico del bene idrico con la gestione privata, in modo da garantire sia i diritti e le professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori che i servizi ai cittadini, migliorandone qualità ed efficienza”.
Secondo i sindacati “occorre agire bene e in fretta perché negli ultimi anni, sia la maggioranza al governo della Regione che i sindaci coinvolti, hanno abbandonato a sé stessa la più grande società pubblica regionale, provocandone il dissesto organizzativo e gravissime ripercussioni sul piano finanziario”.