Settantacinque anni di imperialismo per un’alleanza guerrafondaia

L'Opinione di Simone Spiga

“La sicurezza nella nostra vita quotidiana è fondamentale per il nostro benessere. Scopo della NATO è garantire la libertà e la sicurezza dei Paesi membri attraverso mezzi politici e militari”, questo si legge aprendo il sito ufficiale dell’organizzazione nata il 4 aprile del 1949.

La sua nascita era stata preceduta, già meno un anno dopo la fine della guerra, da ripetute dichiarazioni belliciste di Winston Churchill e Harry Truman all’indirizzo dell’Unione Sovietica, con il chiaro obiettivo di destabilizzare l’Urss e smembrarla in 20-25 staterelli-fantoccio.

Oggi dai 12 membri di 75 anni fa, dopo la distruzione dell’URSS e all’assorbimento dei “neutrali”, la NATO  conta 32 membri.

Sono rimaste negli annali dell’imperialismo euroatlantico le parole del primo segretario di quella coalizione bellicista. Il generale britannico lord Lionel Ismay aveva infatti detto che la NATO doveva servire a «tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi».

Sotto i tedeschi, evidenzia palesemente come, nell’ottica Usa, l’Europa non deve avere un suo esercito e deve continuare ad essere la colonia militare e politica degli Usa.

Altro esempio di questa scellerata scelta è il tentativo degli Stati Uniti di scaricare sui paesi europei gran parte delle spese militari, “invitandoli” ad accrescere sempre più i propri bilanci di guerra. Ma ciò non significa che gli yankee possano rinunciare all’idea base della NATO: quella di tenere l’Europa in pugno.

Finché rimase in vita l’URSS, cioè almeno fino 1991 il blocco militare occidentale  non partecipò alle avventure militari yankee, mentre dopo il crollo del Patto di Varsavia, la NATO avvertì la propria impunità e cominciò a provare la propria forza in varie parti del mondo, come non dimenticare l’Iraq, la Bosnia Erzegovina, la Jugoslavia, la Macedonia, l’Afghanistan, il Sudan, la Libia, la Siria e lo Yemen.

E se da una parte si è iniziata un operazione imperialista guerrafondaia, dall’altra si è proceduto all’inglobamento dei paesi dell’Europa orientale, dell’ex Patto di Varsavia e delle ex Repubbliche sovietiche baltiche, con le loro smanie revansciste e le tradizioni filo-naziste delle nuove leadership.

Georgia e Ucraina “aspirano” all’ingresso: come sappiamo, per quanto riguarda la seconda, la questione è aperta e di forte attualità.

Oggi la NATO assorbe il 70% delle risorse militari mondiali e ogni paese membro è tenuto a uniformarsi agli standard militari del blocco, imposti dagli americani già nel 1949: unico calibro di munizioni e proiettili, equipaggiamenti omogenei, che rappresentano una vera manna per il complesso militare-industriale USA.

Nell’ottobre 2021 la NATO ha varato un “piano di difesa globale” in caso di conflitto militare su larga scala con la Russia, con la possibilità di operazioni militari dal Baltico al mar Nero; e nel gennaio 2022 ha rigettato la proposta russa per un accordo sulle garanzie di sicurezza, che escludesse un’ulteriore espansione della NATO verso est.

Come definire tutto questo se non un’alleanza imperialista guerrafondaia?

 

Di Simone Spiga

Direttore di ReportSardegna24

 

 

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