(Auto)ritratto d’artista con “Lo chiederemo agli alberi”, il nuovo e intrigante concerto-spettacolo di Simone Cristicchi, prodotto da IMARTS / International Music and Arts in cartellone martedì 22 agosto alle 21.30 all’Anfiteatro delle Fonti di Rinaggiu in via delle Fonti a Tempio Pausania nell’ambito della ricca programmazione dell’Estate 2023 sotto le insegne del CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, con il patrocinio del Comune di Tempio Pausania e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e della Regione Sardegna e il contributo della Fondazione di Sardegna. Sul palco, accanto al poliedrico cantautore, fumettista, scrittore, attore e conduttore romano, Riccardo Ciaramellari al pianoforte e alle tastiere oltre che alla fisarmonica, Riccardo Corso alle chitarre e Antonio Iannetta al violoncello, per un viaggio sul filo dei ricordi e delle emozioni in cui Simone Cristicchi (si) racconta, ripercorrendo i momenti cruciali e gli incontri indimenticabili di un’intensa carriera fra parole e note.
“Lo chiederemo agli alberi” prende il titolo dall’omonimo brano – uno dei due inediti contenuti nell’album “Abbi cura di me” (Sony Music – 2019), una raccolta delle canzoni più emblematiche, da “Ti regalerò una rosa” a “Genova brucia”, da “Magazzino 18” a “La prima volta (che sono morto)”, senza dimenticare il tormentone “Vorrei cantare come Biagio” – che rappresenta un ideale omaggio al misterioso e affascinante regno della Natura, da cui trarre insegnamento per imparare a «gioire di questo incanto / Senza desiderare tanto… / Ed accorgersi in un momento / di essere parte dell’immenso / di un disegno molto più grande / della realtà». Un concerto raffinato in cui si alternano frammenti autobiografici e incantevoli e struggenti poesie in musica, capaci di indagare con delicatezza l’universo della follia come di riflettere la sensibilità e l’impegno civile di un artista che ha saputo restituire la voce agli ultimi, agli emarginati e ai dimenticati della Storia.
Fin dagli esordi e dai primi successi, agli inizi del Terzo Millennio con “Vorrei cantare come Biagio”, arguta e provocatoria denuncia dei meccanismi del mercato discografico, e con l’album “Fabbricante di canzoni”, Simone Cristicchi si fa notare per il talento e per l’originalità, oltre che per la capacità di coniugare toni lirici e intimistici, perfino malinconici ma anche ironici e satirici con un uno spiccato senso della melodia: le sue canzoni toccano la mente e il cuore, s’imprimono nella memoria, come le trame vere o inventate, dense di suggestioni e di rimandi, e i volti dei personaggi reali o immaginari, descritti con accenti di profonda umanità. La solitudine e i sogni di una “Studentessa universitaria”, poi diventata “Laureata precaria” «con lo zaino pieno di progetti un po’ campati in aria, / con la rabbia rivoluzionaria», l’amore segreto di un “Angelo custode” e la confessione di un “Fabbricante di canzoni”, fanno pendant con l’affresco satirico del Belpaese ne “L’Italia di Piero”, l’intensa “Ti regalerò una rosa” e la cruda ricostruzione degli eventi in “Genova brucia”.
Quasi un concept album, “Dall’altra parte del cancello” affronta la difficile questione della salute mentale, tra l’orrore dei manicomi e la fragilità psichica di anime ingenue e pure, con un omaggio ad Alda Merini in “Nostra Signora dei Navigli”; un disco in cui si parla d’amore e d’arte, perfino di eutanasia, tra una rivisitazione de “L’Italiano” di Toto Cotugno e “La Risposta” sull’enigma dell’esistenza di Dio. “Grand Hotel Cristicchi”, terzo album in studio, alterna umorismo e amarezza, speranza e indignazione, dalle rivendicazioni de “Il pesce amareggiato” e la prospettiva capovolta di “Tombino”, all’ipotesi de “La vita all’incontrario” e al canto del cigno ne “L’ultimo valzer”, alla paradossale allegria di “Meno male” e all’illusorietà del successo in “Meteora”, tra il tempo sospeso di un conto alla rovescia in “Quattro minuti e 28 secondi” ma anche la denuncia sottesa in “Genova brucia” (Premio Amnesty Italia) sui fatti del G8. E poi “Album di famiglia”, il penultimo disco, che spazia dal vuoto d’amore di “Mi manchi” alla ballad “La prima volta (che sono morto)” sulle occasioni perdute, poi una“Canzone piccola” e “Laura”, dedicata a Laura Antonelli, accanto al dramma del’esilio in “Magazzino 18” e “Cigarettes” sul tema dell’emigrazione, “Senza notte né giorno” sullo sfruttamento e le morti bianche, l’inno alla vita (e le ingiustizie del destino) in “Scippato” e la promessa de “La cosa più bella del mondo”, e ancora i ritratti de “I matti de Roma”, la parodia de “Le sol le mar”, la fine della commedia in “Sipario” e il desiderio di quiete in “Testamento”.
“Lo chiederemo agli alberi” è (anche) la sintesi di un cammino punteggiato di successi, in cui le molteplici anime e le differenti vocazioni di Simone Cristicchi – per il disegno e per la scrittura, per la musica e per il teatro, per il cinema documentario, per la narrazione e per la poesia – trovano espressione in spettacoli, concerti, libri e mostre: se nei dischi affiorano a più riprese gli argomenti cari al cantautore, dalla critica verso i meccanismi dello show business alla satira della società contemporanea, all’attenzione verso le creature più deboli e indifese oltre a un profondo rispetto per la natura, l’artista romano si è cimentato anche con il teatro di narrazione per affrontare questioni scottanti e attuali, privilegiando la forma del teatro-canzone, sulle tracce di Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Tra i progetti pensati per la scena, “Lettere dal Manicomio”, ovvero “Epistolario dalla Nave dei Folli”, ispirato ai messaggi scritti (e mai inviati) dai pazienti di un ospedale psichiatrico e custoditi nelle rispettive cartelle cliniche, con il tour “Centro di Igiene Mentale”; “Mio nonno è morto in guerra” rappresenta invece un “mosaico di memorie” tra bombardamenti, paura e fame, madri coraggiose, prigionieri in Africa e soldati congelati durante la ritirata in Russia, cronache del lager e episodi di lotta partigiana, che riportano alla luce «un’umanità nascosta tra le macerie». Il terremoto del Friuli, tra tragedia e ricostruzione in “Orcolat ’76”, dalle leggende popolari sull’orco, anzi “orcaccio”, nascosto nei monti della Carnia che agitandosi scuoterebbe la terra e l’epopea dei soldati italiani nella seconda guerra mondiale in“Li Romani in Russia”, un monologo tratto dall’omonimo poema di Elia Marcelli, accanto a“Magazzino 18”, scritto con Jas Bernas e diretto da Antonio Calenda, sull’eccidio delle foibe e sull’esodo giuliano-dalmata, con le vite interrotte di intere famiglie costrette a lasciare le loro case, che prosegue idealmente con “Esodo”. Un sogno rivoluzionario ne “Il Secondo Figlio di Dio / Vita, Morte e Miracoli di David Lazzaretti”, sulla vicenda incredibile ma realmente accaduta del cosiddetto “Cristo dell’Amiata”, che ha ispirato l’utopia della “Società delle Famiglie Cristiane”, e ancora il poetico“Manuale di Volo per Uomo”, su un personaggio “super-sensibile”, capace di mettere a fuoco dettagli apparentemente insignificanti in cui si cela un’infinita bellezza, “HappyNext – Alla ricerca della Felicità” e il dantesco “Paradiso. Dalle tenebre alla luce”.
Nella parabola artistica di Simone Cristicchi, oltre a esposizioni come “Happy Sketches / Natura umana”, con una raccolta dei suoi disegni e aforismi a cura di Elisabetta Sgarbi, trovano spazio anche i libri, che rispecchiano e approfondiscono i suoi progetti musicali e teatrali, da “Mio nonno è morto in guerra” a “Santa Flora Social Club”, “Li Romani in Russia”, “Dialoghi Incivili”, “Il Secondo Figlio di Dio”, “Centro di Igiene Mentale”, “Magazzino 18” e “Marocchinate / L’altra faccia della Liberazione”, fino ai più recenti “Abbi Cura di Me” e “Happy Next / Alla Ricerca della Felicità”, accanto a docufilm e musiche per il cinema.
“Lo chiederemo agli alberi” a Tempio Pausania è anche un’occasione per riascoltare e riscoprire le canzoni di Simone Cristicchi, incastonate in una sorta di diario d’artista, in un dialogo con il pubblico dove il cantautore si mette a nudo, parla di sé, delle sue esperienze, della sua storia: «oltre quindici anni tra le standing ovation ricevute ai Festival di Sanremo e i ripetuti sold out teatrali e musicali, dai premi della critica alle mostre dei suoi disegni, dal teatro civile ai docufilm, dai libri alla musica popolare, incontrando sul cammino persone straordinarie». Vita e arte di un “cant-attore” alla ricerca della felicità e dell’armonia, attraverso un percorso di crescita interiore: «Non sono riuscito a trovare una definizione felicità. Forse perché ne esistono 7 miliardi di tipi diversi, perché ognuno di noi è unico, irripetibile, un piccolo capolavoro» – sostiene Simone Cristicchi in “Happy Next” –. «E se ogni mattina aprissimo gli occhi con questo pensiero, ci sentiremmo più leggeri e vivi, creatori di una felicità che nasce dal prenderci cura gli uni degli altri. Perché “la mia felicità è anche la tua felicità”, perché la felicità di uno, è la felicità del mondo intero».