Sì al vero miele, quello prodotto dalle api, e attenzione a quello ottenuto in laboratorio con la chimica che “non porterà certo a salvare questi insetti dall’estinzione, come qualcuno può credere ma solo ad ‘inquinare’ il mercato”.
A mettere in guardia è il segretario generale di Miele in Cooperativa, Riccardo Terriaca, molisano, realtà che rappresenta 390mila alveari in tutta Italia.
La battaglia nel prossimo futuro “sarà far capire tutto questo al consumatore”, dice Terriaca. “Ci sono laboratori in Israele e in Usa che sono arrivati a definire i protocolli di produzione di miele artificiale, pronti ad immetterlo sul mercato – spiega all’ANSA Terriaca – il punto non sarà di vietarne la vendita ma di non chiamarlo miele perchè è un’altra cosa”. Il segretario fa riferimento al brevetto della start-up Bee-io per produrre miele artificiale senza l’utilizzo di api, come anche al brand americano ‘Bee free Honey’. Modalità di produzione che, secondo gli ideatori, non impattano sull’ambiente e sono in linea con l’alimentazione del mondo dei vegani sempre più numeroso ed esigente, perchè il miele naturale è considerato un prodotto non vegano. Progetti che piacciono agli ambientalisti, perchè salverebbero le api dall’estinzione e favorirebbero anche le 20mila specie di impollinatori selvatici con cui sarebbero in contrapposizione. La maggior parte degli apicoltori alleva solo specie ben precise, che secondo alcuni ambientalisti eliminano quelle selvatiche nelle aree circostanti.
“C’è una deriva ambientalista che in qualche modo si riconosce nei vegani che considera le api nemiche dell’ambiente e della biodiversità perchè farebbero una competizione sleale con gli altri impollinatori selvatici – fa sapere il segretario – in quanto le api sono aiutate dagli apicoltori a sopravvivere e superare le problematiche legate all’inquinamento ambientale, ai cambiamenti climatici, dell’antropizzazione dei pascoli; un aiuto che invece non viene dato agli impollinatori selvatici; non c’è alcuna evidenza scientifica che dimostri che ci sia una rivalità”.
“A differenza della carne coltivata dove si parte da cellule animali – spiega Terriaca – il miele artificiale viene creato in laboratorio con la chimica, mettendo insieme gli elementi naturali che compongono il miele e quindi gli zuccheri, gli enzimi, replicando quello che avviene nel corpo della api”.
L’obiettivo a lungo termine del progetto sarebbe quello di convincere nel lungo periodo i lavoratori del settore a sostituire le api con macchinari appositi per l’impollinazione, in modo da porre fine allo sfruttamento eccessivo degli alveari ed eventualmente porre un argine alla sparizione delle api.
“Un’assurdità – conclude il segretario – anche perchè l’importanza delle api non è data solo dalla produzione del miele, ma dal lavoro di fecondazione delle piante agricole che porta alla successiva formazione e crescita dei prodotti. E infine non va sottovalutato il lavoro quotidiano degli apicoltori nel presidiare, e quindi tutelare, i nostra straordinari paesaggi rurali che non possono fare a meno della presenza e della cura di chi su quel territorio ci vive e ci lavora in un’ottica di attività sostenibili e rigenerative”.