Un percorso preciso di richiesta di suicidio medicalmente assistito con i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti: è il contenuto della proposta di legge regionale depositata in Consiglio da Piero Comandini (Pd), primo firmatario, e altri 21 consiglieri regionali di M5s, Progressisti e Avs.
Il testo è stato elaborato dall’associazione Luca Coscioni per dare gambe ai principi sanciti dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019.
Da allora in Italia si è aperta la strada al cosiddetto suicidio assistito, stabilendo anche i quattro requisiti per accedere al percorso: essere persone maggiorenni affette da patologie irreversibili, con gravi sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Le leggi regionali, secondo l’associazione, “sono necessarie perché attualmente il servizio sanitario non garantisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita, che restano in attesa di Asl e Comitati etici territoriali che, per svolgere le loro funzioni di verifica, possono impiegare mesi”.
La proposta di legge sarda prevede, si legge nel testo, “la garanzia alle persone malate che intendono accedere al suicidio assistito della necessaria assistenza sanitaria, individua i requisiti di accesso alla pratica del suicidio assistito e prevede, insieme alla gratuità delle prestazioni connesse al suicidio assistito, l’istituzione di una commissione medica multidisciplinare nelle Asl, deputata a effettuare le verifiche relative alla sussistenza delle condizioni di accesso e alle migliori modalità di esecuzione del suicidio assistito indicate dalla Corte costituzionale”.
L’associazione in tutta Italia sta raccogliendo le firme per presentare proposte di legge di iniziativa popolare: così è avvenuto in Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.