Aprire tavoli di concertazione per disegnare le strategie per lo sviluppo del territorio e superare le emergenze del settore industriale del Sulcis.
Le date di scadenza per rimanere aggrappati alle produzioni industriali e per scongiurare nuovi drammi occupazionali e sociali si susseguono e così Cgil, Cisl e Uil hanno riunito i sindaci del territorio in un’assemblea pubblica a Portoscuso per fare il punto della situazione e sollecitare l’istituzione di un tavolo territoriale specifico per il Sulcis e per il polo industriale, esteso a tutti i livelli istituzionali, a partire dal governo nazionale, e definire un nuovo accordo di programma.
Alcune convocazioni dei tavoli starebbero già in arrivo.
“Sono due le scadenze imminenti – osserva Renato Tocco della Uilm – una è di oggi con una ventina di contratti in scadenza alla Sider Alloys che attende che vengano trasferite le risorse da parte del Mef.
Ma occorre anche mettere in sicurezza i lavoratori diretti e indiretti della Portovesme srl: senza una deroga alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria questi operai si troveranno senza paracadute sociale. Più lontana, ma sempre dietro l’angolo, la scadenza del 31 dicembre 2025, quando è prevista lo spegnimento della centrale Enel a causa del phase-out”.
“Abbiamo la necessità di aprire alcuni tavoli tecnico per mettere in sicurezza i lavoratori impegnati in alcune vertenze, tra le quali la Portovesme Srl, la centrale Enel e la Sider Alloys – osserva Giuseppe Masala della Fsm del Sulcis – c’è la necessità di dare una prospettiva di futuro al territorio con lo sblocco di tutte le infrastrutture necessarie: l’escavo del porto, la mancanza del gas le risorse del Just transition fund e Pnnr e il polo della nautica come alternativa all’industria esistente. ma serve anche formare i lavoratori sulle competenze e professionalità che mancano sul territorio”.
Per Roberto Forresu della Fiom Cgil “la protesta riguarda la mancata politica industriale: alle dichiarazioni dei politici a tutti i livelli non sono seguiti i fatti. Si dice che le produzioni del Sulcis, che non sono in crisi, sono strategiche ma l’Italia che non rinuncia a queste materie prime rinuncia a produrre in casa. Sono scelte che hanno risvolti a lungo termine e hanno portato a una crisi sociale ed economica del territorio, con rischio di chiusura del polo industriale di Portovesme e con oltre mille lavoratori con ammortizzatori sociali”.