Ha scoperto casualmente, recandosi presso la filiale trentina della sua banca, che il suo conto era stato svuotato da un’altra persona che aveva usato lo stesso nominativo e lo stesso codice fiscale.
Persona che si era presentata allo sportello della filiale sarda della stessa banca.
Il consumatore vittima della truffa si è rivolto quindi al Centro di ricerca e tutela dei consumatori e degli utenti di Trento (Crcu) che, dopo aver presentato ricorso all’arbitro bancario e finanziario, ha ottenuto la condanna della banca al risarcimento totale della somma, pari a 9.261,00 euro, visto che la foto, la firma sul documento di identità esibito dal truffatore e la firma depositata in banca dal legittimo titolare non combaciavano.
La normativa in materia di adeguata verifica della clientela – ricorda il Crcu – prevede, tra le altre cose, che l’identificazione del cliente e la verifica dell’identità venga fatta sulla base di documenti, dati o informazioni ottenuti da una fonte affidabile e indipendente e che vengano verificati l’eventuale titolare effettivo e la sua identità.