Se ancora non era chiaro, San Siro lo ha reso lampante: è l’era di Taylor Swift, che a Milano ha fatto tremare lo stadio, e forse non solo.
Per il concerto di Zurigo di qualche giorno fa il Servizio sismico svizzero ha calcolato vibrazioni sismiche misurabili fino a una distanza di sei chilometri. Un piccolo terremoto, come quello scatenato oggi dall’energia degli ‘swifties’, cui è bastato un ‘ciao’ detto in italiano per liberare un entusiasmo contenuto per 13 anni. Tanti ne sono passati dall’ultima tappa nel nostro Paese e i fan – tra cui gli stilisti Pierpaolo Piccioli e Sabato de Sarno di Gucci ma anche il pilota Charles Leclerc – hanno avuto tempo per prepararsi a scatenare un entusiasmo fatto di balli, braccialetti, ‘fan action’ a sorpresa e cori fin dall’inizio dello show. Per le date di Milano gli ‘swifties’ arrivati da mezzo mondo si erano accampati da giorni davanti allo stadio, sfidando la pioggia di ieri e il sole cocente di oggi e spendendo cifre folli, ma stasera ogni sacrificio fatto per assistere a questo kolossal lungo tre ore e mezza, pensato per ripercorrere tutti insieme le tante ere di questa incredibile 34enne che dalla Pennsylvania si è presa il mondo, è stato ripagato.
Dopo l’esibizione del gruppo di supporto, i Paramore, un orologio ha scandito il countdown finché sul palco sono usciti diversi ballerini con delle ali enormi sulle spalle. Si sono spostati al centro della piattaforma di fronte al pubblico e lì è spuntata lei, sulle note di ‘Miss America & The Heartbreak Prince’, seguita da alcuni dei pezzi più amati della sua discografia, tra cui ‘Cruel Summer’ e ‘You Need to Calm Down’, appartenenti all”era’ Lover. Ognuno dei dieci atti rappresenta infatti un album, con le sue atmosfere di riferimento, cui corrispondono scenografie e cambi d’abito. Dopo il pop melodico che apre lo show, si passa al country degli esordi di Fearless, con abitino a frange e chitarra acustica, per poi arrivare alle hit di ‘Red’, tra cui ‘We Are Never Ever Getting Back Together’ e ‘I Knew You Were Trouble’, e ai balli di ‘Reputation’, mentre nei set dedicati a ‘Folklore’ ed ‘Evermore’ sul mega palco appaiono una casetta in legno e un pianoforte ricoperto di muschio. ” Questi sono due albun gemelli scritti durante il lockdown – ha raccontato l’autrice seduta al piano – quando ancora mi chiedevo se un giorno sarei riuscita a suonarli dal vivo in uno stadio, come stasera a Milano. L’uscita dalla foresta è veicolata dall’energia di ‘1989’ e delle mega hit ‘Shake it Off’, mentre l’ottavo atto è tutto per il nuovo album ‘The Tortured Poets Department’, uscito lo scorso aprile.
Sdraiata su un letto Taylor Swift canta ‘Fortnight’, prima del momento più atteso del live: le ‘surprise songs’ con cui a ogni tappa la star delizia il suo pubblico, suonando in versione acustica brani che non sono nella setlist ufficiale. “E’ una nuova tradizione che ho inaugurato con questo tour” ha spiegato lei imbracciando la chitarra per eseguire per la prima volta in versione acustica “the one” e Wonderland e poi sedendosi al piano per un mash up di ‘The moment I Knew’ e ‘I almost do’ dall’album Red, dove ha avuto una piccola incertezza vocale che, se possibile, l’ha resa ancora più umana e vicina ai suoi fan.
Un’empatia che gli swifties a Milano hanno ricambiato scandendo in coro ‘sei bellissima’ ma anche – durante il brano ‘Enchanted’ – alzando al cielo migliaia di cartelli con scritto ‘We are enchanted to meet you after 13 years’. Una ‘fan action’ preparata sui social nelle settimane prima del concerto, così come i body ricoperti di lustrini che citano gli outfit di Taylor, o i braccialetti dell’amicizia da scambiarsi con altre ‘swifties’, a sancire una sorellanza musicale che è uno dei segreti del successo della diva del pop americano. La lunga serata milanese è poi velocemente scivolata in ‘Midnights’, l’ultimo atto, chiuso da ‘Karma’ e dall’applauso dei 65mila swifties, co-protagonisti della prima delle due date italiane di un tour mondiale di 152 date, il primo nella storia a superare 1 miliardo di dollari di incassi.