Ho assistito con l’artista e docente dello storico Istituto Tecnico Industriale “Leonardo Da Vinci” Rossella Matrone, su invito dall’Associazione Scintilla Onlus, a “Commedia divina” del Teatro patologico, nulla di più contemporaneo in tempi di proliferare di patologie, disturbi, psicosi, nevrosi e diagnosi varie. Dario D’Ambrosi regista, intorno a cui ruota il progetto, è storico artista d’avanguardia, un Dubuffet del Teatro contemporaneo, “Commedia divina” in programma nello storico Teatro Trianon di Napoli, diretto da Marisa Laurito (non è meraviglioso che artisti dirigano programmazioni artistiche?), remixa Dante letto dalla prospettiva del disagio mentale (chi oggi non si sente mentalmente disagiato? Io non manifesto imbarazzo nel dichiararmi disagiato, e vai capire se lo sono più da docente pubblico o d’artista contemporaneo).
La nostra evoluzione è stata possibile, perché siamo tutti diversamente abili, coesi nell’affrontare un disagio comune sentito individualmente, le nostre individuali diverse abilità ci hanno portato dove siamo arrivati, se avessimo tutti le stesse abilità cosa ci sarebbe d’apprendere dall’altro, come sarebbe valore aggiunto e completamento? Le nostre differenze sono frutto anche delle nostre patologie, diciamoci la verità, senza mezze ipocrisie, chi non le ha? Per questo serve essere critici verso un futuro che ci vorrebbe tutti digitalizzati, distanziati, algoritmici e computazionali, la sensibilità è questione di sensorialità e relazionalità che, non si può demandare a strumenti che intermediano la gestualità e la teatralità insita nella comunicazione umana. Lo spettacolo è emotivamente e liricamente fisico, muscolare, nervino, trascende e scardina i postulati di genere teatrale (“siete pregati di non spegnere i cellulari e d’utilizzarli in modalità aereo”), posturalmente gli attori sublimano il disagio in quanto condizione esistenziale comune, il disagio è mio e nostro, lo stesso Dario D’Ambrosi a fine spettacolo ci dice: “tutto si può dire di noi Italiani, ma non che non siamo stati i primi ad abolire i manicomi grazie alla legge 180, quando sta bene uno di questi ragazzi, anche con il Teatro Patologico, non sta bene una persona, ma stanno bene centinaia, migliaia di persone, questo è sintomo di grande cultura e civiltà”.
L’arte è terapeutica e curativa, quando Cagliari curerà le sue patologie, con una pubblica Alta Formazione Artistica ancora non pervenuta? Non c’è “Commedia divina” senza espressione artistica, non c’è integrazione senza la specificità di linguaggi artistici comune che sappiano accogliere, comprendere e rivolgersi all’altro.
di Mimmo Di Caterino