Terrorismo, arrestato Genova è accusato di legami con Al Qaeda

È accusato di essere associato ad Al Qaeda l’uomo arrestato a Genova in un’operazione antiterrorismo della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova. Si tratta di Faysal Rahaman, 22enne originario del Bangladesh, accusato di «partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo». L’operazione è condotta dalla Digos di Genova e dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione.

L’attività investigativa della Polizia di Stato, che ha portato all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ha avuto inizio a fine del 2021 a seguito di approfondimenti investigativi nei confronti dell’indagato, residente nel capoluogo ligure, evidenziatosi per il suo attivismo in circuiti telematici di matrice jihadista riconducibili ad Al Qaeda.

Il giovane arrestato a Genova per terrorismo è un operaio di un’azienda che lavora in subappalto per lo stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente. Secondo gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore della Dda ligure Federico Manotti, Rahaman avrebbe istigato attraverso internet e i social network a commettere delitti anche terroristici. Avrebbe anche fatto apologia di alcuni atti di terrorismo e avrebbe partecipato a un’organizzazione terroristica aderente a Al Qaeda, denominata Tehrik-e Taliban Pakistan (TTP), inserita nell’elenco Onu di individui, gruppi, imprese ed entità soggette alle sanzioni contro l’Isis e Al-Qaeda, il cui obiettivo dichiarato è il rovesciamento del governo eletto del Pakistan per fondare un emirato basato sulla sua interpretazione della legge islamica, attaccando direttamente l’esercito pakistano e assassinando esponenti politici.

L’operaio navale arrestato per terrorismo a Genova si definiva sui propri accounts Facebook ’guerriero e soldato di Dio’ e ’amante di Al-Qaeda’ e aveva acquistato la bandiera dell’organizzazione terroristica di appartenenza. Gli inquirenti hanno scoperto anche che si stava auto addestrando per compiere atti di violenza o sabotaggio di servizi pubblici essenziali, acquisendo in autonomia istruzioni sull’uso di armi da fuoco, in particolare sul fucile mitragliatore denominato Ak-47 e sulle tecniche militari di combattimento. E, ancora, «divulgava attraverso la rete internet, i social network e i servizi di messaggistica istantanea, azioni violente riconducibili ai gruppi terroristici. Aderiva al gruppo informale denominato ’il Gruppo dei 20’, composto da venti persone accomunate dal sentimento di affermazione assolutista, anche con metodi violenti, dell’Islam».

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