Finalmente Napoli può ammirare l’ultima opera di Gaetano Pesce, di cui può farsi vanto l’amministrazione del Sindaco Gaetano Manfredi con la consulenza e la perizia di Vincenzo Trione (colui che ha creato nella medesima piazza, quella del Municipio, l’operazione “Venere degli stracci” di Pistoletto e ha consentito a Francesco Vezzoli di collocare il suo coccodrillo riciclato nel fossato del Maschio Angioino).
L’opera di Gaetano Pesce è una sublime installazione di 12 metri d’altezza che svetta nella piazza, indiscutibile capolavoro che va ben oltre l’omaggio a Pulcinella nel nome del “Tu si nà cosa grande”, pare rimandare nel nome del culto di Priapo a ancestrale rituali dionisiaci che da sempre accompagnano questa terra fertile d’arte e cultura. Gaetano Pesce d’architetto e designer globalmente osannato ha omaggiato la maschera del trickster napoletano, connettendo materiale e spirituale, non mostrando il fallico naso, ma il collo di un camice bianco riferimento a “colletti bianchi” che penetrano con arroganza la volta celeste nel nome di soprusi e abusi, il cuore di questo seme celeste ci farà sempre rinascere, testamento spirituale del Maestro che rimanda alla nostra sublime caducità terrena: Eros e Thanatos nel loro eterno e ciclico bilanciamento.
Il sublime nell’arte è quella cosa di natura, dinanzi la quale ci si sente pulviscoli, questioni d’universali dimensioni e dimensionamenti, dinanzi il Pulcinella Priapo di Gaetano Pesce, anche la mascolinità dominante alfa di novecentesca memoria, non trova più alcuna ragion d’essere, la maestosità della natura in tutta la sua virulenza, s’afferma sui limiti dell’architettura borbonica reale e del potere politico amministrativo che l’ha determinata. Vista l’opera di persona, e non attraverso i volgari social media integrati, il mio parere sull’operazione è positivo senza riserve.
di Mimmo Di Caterino