Ultima Generazione, attivisti si cospargono liquido nero davanti al Tribunale di Ancona

Questa mattina alle ore 10.20, quattro persone aderenti alla campagna Fondo Riparazione di Ultima Generazione, hanno compiuto un’azione di disobbedienza civile nonviolenta davanti il Tribunale di Ancona, per denunciare l’ipocrisia dell’incontro dei Ministri della Salute dei Paesi del G7, in una città e in un territorio in cui la politica e le istituzioni sono conniventi da decenni con l’industria del fossile e del turismo delle crociere, causa di inquinamento dell’ambiente e di perdita della salute dei cittadini.  Le persone si sono cosparse di liquido nero, simbolo del petrolio della raffineria API, che sta facendo ammalare e sta uccidendo l’intero territorio della provincia; poi si sono sedute a terra srotolando lo striscione con scritto Fondo Riparazione. Alle 10.40 sono arrivate le forze dell’ordine che hanno portato le persone in questura.

Maria Letizia, ricercatrice universitaria, 64 anni, ha dichiarato: “Come l’eroina Stamira salvò Ancona dall’assedio nemico, oggi dobbiamo salvare Ancona dall’assedio delle grandi navi e dai veleni della raffineria API. Da oggi Ancona è assediata anche dai 7 grandi potenti della terra, in una farsa in nome della salute che offende chi per la salute della popolazione si spende, denunciando il disastro di malattie e tumori che il porto e la raffineria portano a questa città”.

“Siamo oggi davanti al tribunale di Ancona per chiedere giustizia per i cittadini di questa provincia, mentre qui domani si terrà l’udienza in cui il PM ha chiesto l’assoluzione per i vertici della raffineria accusati di inquinamento ambientale colposo e violazione delle prescrizioni ministeriali per le esalazioni segnalate dal 2013 al 2018, mentre a febbraio proseguirà il processo ‘Oro Nero’ contro i vertici della raffineria. A questa politica non interessa la possibilità di una vita più sicura, ma per profitto viene deciso di passare sopra alla sicurezza delle persone e alla vivibilità, dalle esalazioni velenose dell’API a quelle al porto di Ancona per l’attracco delle grandi crociere”, conclude la nota degli attivisti.

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