Alle 15:30 quattro persone legate alla campagna NON PAGHIAMO IL FOSSILE, promossa da Ultima Generazione, hanno versato carbone vegetale diluito in acqua nella Fontana dei Quattro Fiumi a piazza Navona per lanciare l’allarme sul futuro nero che attende l’umanità e che si sta già manifestando con siccità e alluvioni sempre più frequanti. Immediato l’intervento delle Forze dell’ordine, che alle 15:45 hanno portato via gli attivisti.
“Il nostro futuro è nero come quest’acqua: senza acqua non c’è vita e con l’aumento delle temperature siamo esposti alla siccità, da un lato, e alle alluvioni, dall’altro. Acqua che manca per coltivare il cibo, acqua che cade tutta insieme distruggendo le case. Ci aspettano anni difficili, ma se non azzeriamo le emissioni subito saranno terribili. Il collasso è già in atto e non possiamo più fermarlo: ne sono prova gli eventi estremi sempre più frequenti e devastanti, come l’alluvione in Emilia Romagna pochi giorni fa. Per questo chiediamo al governo di disinvestire immediatamente i miliardi che spende nei combustibili fossili, causa principale di queste tragedie, e utilizzarli per prendere misure urgenti per proteggere italiane e italiani dalle conseguenze di bombe d’acqua, siccità estrema, ondate di calore mortali. Quante catastrofi dobbiamo vedere ancora prima di capire che la casa sta bruciando e dobbiamo spegnere l’incendio?”, ha dichiarato Anna.
Nella Fontana dei Quattro Fiumi si trovano le statue che ritraggono i quattro fiumi principali della Terra, uno per ogni continente allora conosciuto: il Danubio, il Gange, il Nilo e il Rio de la Plata. Lungo i fiumi si sono sviluppate le prime civiltà, perché l’acqua è una risorsa fondamentale per la vita dell’uomo, rendendo fertili e coltivabili i terreni.
La crisi climatica, fatta di ondate di calore, lunghi periodi di siccità e fenomeni estremi, mette in pericolo questo equilibrio che ha reso e rende possibile la vita per tutti noi. Ne sono drammatica testimonianza la scarsità di acqua che sta compromettendo le colture lungo il Po, da un lato, e gli ultimi due eventi estremi che hanno investito Calabria ed Emilia Romagna, dall’altro.
Il Governo, anziché invertire la rotta per salvare colture, economia e, soprattutto, popolazione, persevera a investire denaro pubblico per sostenere le industrie del fossile (41,8 miliardi di euro nel 2021). Come se non bastasse il supporto del sistema bancario e finanziario, primi fra tutti i colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit, che secondo l’ultimo report di Banking on Climate Chaos sono tra i maggiori sostenitori mondiali, con quasi 9 miliardi di dollari di finanziamenti alle fossili nel 2022.
A parte la nomina, frutto delle solite spartizioni partitiche, di un commissario contro la siccità, Nicola Dell’Acqua (perito agrario e laurea in scienze della produzione animale), il Governo si è finora distinto solo per i provvedimenti legislativi repressivi contro quanti si battono per la giustizia climatica con la disobbedienza civile nonviolenta. Pensando così di distogliere opinione pubblica e media dai veri problemi, si criminalizzano i cittadini di Ultima Generazione per aver usato vernice lavabile, spesso su opere già corrose e logorate irreversibilmente dallo smog e dall’inquinamento.
Chiediamoci, invece, quali pene verranno applicate a quanti fino ad oggi si sono resi responsabili di crimini ambientali, distruzione del paesaggio e degli ecosistemi, che stanno producendo danni e vittime sempre più frequenti e numerosi? Quali disegni di legge sono stati proposti per chiedere i danni ai protagonisti di quel sistema industriale ed economico che ha causato il riscaldamento globale e innescato la catastrofe climatica, che, contrariamente anche alle previsioni scientifiche, sta accelerando i suoi effetti?
La campagna NON PAGHIAMO IL FOSSILE chiede di interrompere l’erogazione di soldi pubblici alle industrie del fossile e destinarli a interventi di salvaguardia del territorio e delle comunità, e che Governo e Parlamento legiferino con provvedimenti capaci di rendere immediata e sostenibile la transizione ecologica. Le nostre azioni di disobbedienza civile nonviolenta, con l’esposizione dei nostri corpi vulnerabili come il pianeta travolto dalla crisi climatica, continueranno finché la nostra richiesta non verrà accolta dal Governo.
Il 12 maggio 3 andranno a processo per l’imbrattamento, compiuto con vernice lavabile, della facciata del Senato il 3 gennaio (qui foto e video dell’azione): una ragazza e due ragazzi che rischiano fino a 5 anni di carcere per aver compiuto un gesto simbolicamente forte ma materialmente innocuo, attraverso cui chiedono una sola cosa: che la classe politica prenda sul serio la crisi eco-climatica e agisca di conseguenza. Per non lasciarli soli, il 12 maggio è stato convocato un presidio di solidarietà a piazzale Clodio alle 13:00.