Ultima Generazione: Verona contro il G7 e per la democrazia diretta

Oggi pomeriggio in piazza Cittadella, cittadini aderenti alla campagna FONDO RIPARAZIONE di Ultima Generazione hanno promosso l’assemblea popolare dal tema “Voi siete 7, noi sette miliardi”, assieme a: Paratodos, Comunità Palestinese del Veneto, Rifondazione Comunista, Rete Verona per la Palestina, Infospazio 161, CUB VR, Unione Inquilini Verona/Padova, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università. La mobilitazione di oggi testimonia la volontà e la forza di una cittadinanza stufa di essere rappresentata da governi che, mossi da una brama smisurata di dominio economico e controllo, trascurano le vere esigenze della popolazione.

Federica, 17 anni ha dichiarato: “Oggi qui a Verona nel presidio contro il G7 siamo entrati in strada. Il nostro è un metodo di espressione del dissenso, perché non siamo assolutamente d’accordo con quello che stanno discutendo i ministri del G7, perché non tiene minimamente in considerazione la sostenibilità ambientale di cui parlano. Quindi siamo scesi con i nostri corpi in strada, mettendoci lo scotch sulla bocca, perché quello che stiamo dicendo per loro non ha alcuna importanza.”

“Alle 14.00 si è tenuto un presidio con gli interventi dei promotori. Successivamente alle 15.20, i partecipanti hanno interrotto il presidio, e con striscioni e bandiere si sono portati sulle strade adiacenti ed hanno fatto uno swarming in via Piazza della Cittadella (in inglese “sciamare”, si tratta di un’azione diretta non violenta di gruppo di rallentamento temporaneo del traffico”) e in via Paglieri, dove hanno fatto un blocco temporaneo del traffico sedendosi sulle strisce pedonali. Alle 15.40 poi i partecipanti si sono seduti in cerchi sull’asfalto ed è iniziata l’assemblea popolare. Durante l’assemblea popolare i cittadini hanno discusso su queste domande: quali sono le alternative che abbiamo rispetto all’agenda imposta dal G7? Come cambierebbero la democrazia e l’economia se venisse cancellato il debito ai Paesi del Sud del mondo? Cosa significa la cultura della decrescita e cosa comporta quella della crescita? Da che cosa riconosciamo il tecno ottimismo?”, affermano gli attivisti.

 

 

 

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