Siamo agli albori di un millennio di barbarie, che come da sempre su questo pianeta, possono essere tamponate soltanto con un alto livello di spiritualità da parte di chi è artista (per mandato e vocazione prima che per merito o talento), senza spiritualità d’artista siamo condannati alla degradazione, discendiamo da antenati selvaggi, a cui gli artisti si sono sempre anteposti per una evoluzione della cognizione e conoscenza.
La scrittura e le lettere, che oggi utilizziamo, risalgono a 11000 anni fa, prima ci confrontavamo con forme di scrittura più complesse, risalenti a tempi antichi, dove utilizzavamo per campione le formazioni stellari viste dal nostro pianeta, figurazioni di stelle e linee hanno generato forme, cerchi e linee, i cerchi erano stelle e le linee connessioni: la scrittura simbolica dell’arte nasce figlia del cielo: abbiamo vissuto un tempo, dove parlavamo il linguaggio dei segni e dei simboli (e sul serio essere biologicamente umano, voleva dire essere artisti), oggi il linguaggio due segni o dei simboli si pensa erroneamente non sia lingua fatta d’immagini, in questa contemporaneità, per un’evoluzione comune, anche agli artisti è richiesto d’essere barbarici, altrimenti come fare tendere verso un futuro nuovo che confini e isoli la mediocrità di massa? Per questo quella dell’artista è una vita di sacrificio, una vittima sacrificale a scopo evolutivo, solo così si può anteporre a una scienza che fa un cattivo uso del potere della conoscenza e a un’idea dell’arte fondata sull’istantaneità del valore di mercato.
Non è facile contrastare uno spirito d’osservazione, sempre più superficiale, incapace di non vedere ciò che non è sotto i riflettori dell’interesse privato, ma non c’è artista che non sappia d’essere spirito immortale, capace di creare in sogno come come da conscio nel nome della consapevolezza, questo e solo questo rende umani.
Ci ha appena lasciato il primo storico Dirigente scolastico, del Liceo Artistico e musicale Foiso Fois, artista, pittore e scenografo, dallo spessore di ricerca internazionale, ha avuto il merito storico di distaccare il Liceo Artistico di Cagliari dal Ripetta di Roma nel 1977, di cui nacque come costola pubblica nel 1967 (prima a Cagliari la pubblica formazione artistica era questione privatizzata, e la relazione con l’arte di classe sociale elitaria), riuscì ad avere i numeri per il distacco e l’autonomia, istituendo il corso serale nel quale chiamo in adunata tutti gli artisti figurativi Cagliaritani privi di formazione istituzionale: senza di lui Cagliari oggi non avrebbe pubblica formazione artistica, e un Liceo Artistico modello e riferimento, per tutta l’istruzione liceale artistica italiana.
A Umberto Di Pilla, l’onore delle arti al servizio della comunità, una sua ultima battaglia è stata quella per l’Alta Formazione Artistica a Cagliari, la sua ultima apparizione in pubblico durante le scorse comunali a Cagliari in un incontro sul tema organizzato da Fratelli d’Italia, dove era presente anche lo scomparso presidente del Conservatorio di Cagliari Gianluca Floris, spero non tocchi anche a me la loro sorte, ero presente con loro al quel convegno, e m’auguro di morire con una Cagliari che abbia la sua pubblica Alta Formazione Artistica anche in loro nome.
Di Mimmo Di Caterino