«La situazione di stallo in cui versa la Rai è ogni giorno più insopportabile per chi lavora nel servizio pubblico. Lo ha detto, all’unanimità, giovedì scorso l’assemblea dei Cdr e dei fiduciari riunita a Roma. Lo ribadisce oggi l’Esecutivo Usigrai. Leggere che il servizio pubblico radiotelevisivo si trova nella palude per i veti incrociati dei partiti è kafkiano. Un’azienda immobile che non ha ancora dato avvio al piano industriale, che riduce progressivamente i propri organici – aumentando la quota di lavoro in appalto – e che non è nemmeno in grado di fare le cose più semplici. Un esempio su tutti: in molte sedi e centri di produzione la Rai non ha più nessuno che porti in officina le auto aziendali per la manutenzione o il cambio gomme». È quanto si legge in una nota dell’Usigrai che «ha chiesto una soluzione, l’Azienda ha ammesso di non averne una».
«Se la Rai non è in grado di trovare una soluzione a un problema così banale, ci si può immaginare sul resto – prosegue la nota -. Un’azienda che anziché bandire una selezione pubblica per colmare i vuoti di organico nelle testate e garantire la mobilità interna, continua ad avallare il ricorso a prime utilizzazioni nei programmi di rete. Decine e decine di giornalisti ingaggiati vista della prossima stagione con contratti a partita Iva e senza alcuna trasparenza e che, immancabilmente, porteranno a future vertenze. Ecco, questa è la Rai del cambio di narrazione: fuga di volti noti, interviste à la carte a ministri, perdita di telespettatori, piano industriale al palo, nessuna trasparenza nella selezione del personale».
«L’unica via di salvezza per la Rai è applicare l’European Media Freedom Act – sottolinea ancora il sindacato dei giornalisti -, cambiare la legge di governance che la riforma Renzi ha messo totalmente nelle mani dei governi di turno, garantire autonomia dalla politica e certezza di risorse perché la Rai torni veramente ad essere dei cittadini».