«Chi chiama i colleghi a protestare davanti a viale Mazzini dovrebbe spiegare anche per quale contratto si batte», rilevano i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico che ai nuovi vertici dell’azienda dicono: «Devono riaprire il confronto; non cercare scorciatoie con Unirai, a cui affidare i propri desiderata».
«Chi chiama i precari a protestare davanti a viale Mazzini dovrebbe spiegare anche per quale contratto si batte. Per chi non lo avesse letto lo ha spiegato bene Libero con un articolo del 20 agosto scorso, quanto valgono i contratti di Figec Cisal (a cui Unirai aderisce) per i giornalisti: il 40% in meno in termini di salario e diritti rispetto a un contratto Fnsi». Così l’esecutivo Usigrai in una nota diffusa giovedì 10 ottobre 2024.
«Prima di portare i precari davanti alla Rai sotto il vessillo di Figec-Cisal – proseguono i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico – i vari esponenti Unirai, garantiti da un solido contratto Fnsi/Usigrai, dovrebbero spiegare a chi è senza tutele a cosa vanno incontro: al contratto Fnsi/Usigrai o a quello dei nuovi sfruttati del giornalismo di Figec Cisal? Servirebbe chiarezza, per tutti».
Per l’Usigrai «una cosa è certa: dopo venti anni di lotte, Usigrai e Fnsi, sui precari Rai, hanno scritto una storia diversa. Un contratto unico per tutti i giornalisti. La trattativa da lì deve ripartire. Non si può ridurre una questione di dignità del lavoro e dei contratti a una partita per ottenere nuovi iscritti. Usigrai ha un’idea diversa di sindacato; sempre la stessa e sempre dalla parte di chi ha meno diritti. Per questo diciamo che stabilizzazione dei precari e riconoscimento dell’organizzazione di testata nei programmi giornalistici sono l’unica strada da percorrere».
Su questo «i nuovi vertici Rai devono riaprire il confronto; non cercare scorciatoie con Unirai, a cui affidare, dopo inchini e sostegni di ogni tipo, i propri desiderata», conclude l’Usigrai.