In seguito alla denuncia di una donna finita in coma dopo essere stata inoculata nel 2021, con una decisione storica – che potrebbe costituire un precedente assai importante – il Tribunale regionale superiore di Bamberga (Germania) ha ordinato alla multinazionale biofarmaceutica anglo-svedese AstraZeneca di fornire informazioni dettagliate sugli effetti collaterali del suo vaccino Vaxzevria contro il Covid-19.
Si tratta della prima causa civili intentate contro un produttore di vaccini anti-Covid in Germania. Secondo la pronuncia dei giudici, l’azienda dovrà ora fornire dati su tutti gli effetti e gli effetti collaterali noti del vaccino, oltre a tutti gli altri risultati che possono essere rilevanti al fine di valutare la giustificabilità degli effetti nocivi del vaccino “nella misura in cui si riferiscono alla trombosi con sindrome di trombocitopenia (TTS)”.
Il verdetto del Tribunale tedesco sfocia dall’apertura di una causa legale intentata contro il colosso farmaceutico da una donna dell’Alta Franconia di 33 anni, la quale, dopo aver ricevuto il vaccino Vaxzevria nel marzo 2021, ha sviluppato una rara forma di trombosi all’intestino.
La donna che è entrata in coma, ha subito un’operazione chirurgica per l’asportazione di parte dell’intestino.
Nello specifico, la querelante ha chiesto all’azienda un risarcimento per il dolore, la sofferenza e i danni subìti per un ammontare di circa 870.000 euro. Le informazioni, riferite al periodo che va dal 27 dicembre 2020, quando il vaccino è stato approvato, al 19 febbraio 2024, dovranno essere fornite entro poche settimane dalla multinazionale, che ha però ancora la possibilità di appellarsi alla Corte federale di giustizia per ottenere un ricorso contro la decisione.
Anche in Italia, secondo altre traiettorie, la magistratura sta ponendo la sua lente di ingrandimento su alcuni casi che hanno riguardato gli effetti delle inoculazioni con AstraZeneca, in particolare in riferimento alla loro gestione da parte dei medici che erano chiamati a riconoscerle e fronteggiarle.
Cinque professionisti sono infatti indagati dalla Procura di Genova – quattro di loro con l’accusa di omicidio colposo – per la morte della giovane studentessa Camilla Canepa, deceduta nel giugno 2021, alcuni giorni dopo aver ricevuto una dose di vaccino AstraZeneca in occasione di un open day vaccinale. Secondo l’ipotesi dei pm, la sera del 3 giugno 2021 la giovane non fu sottoposta a tutti gli accertamenti previsti dal protocollo della Regione Liguria per il trattamento della sindrome Vitt, forma di trombosi che l’aveva colpita dopo la vaccinazione.
Un fascicolo è stato aperto anche dalla Procura di Roma, che a marzo ha chiesto il rinvio a giudizio di 8 medici dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, che rischiano di finire alla sbarra per non aver diagnosticato in maniera adeguata l’iastrinopenia e l’embolia che, in seguito all’inoculazione con AstraZeneca, hanno colpito l’insegnante 49enne Stefania Cecca, poi deceduta per un’emorragia cerebrale nella primavera del 2021.