“Stiamo assistendo a una sequenza davvero allarmante di episodi drammatici, al centro dei quali ci sono donne violate in diverse forme, alcune apparentemente innocue, ma si arriva fino alla soppressione della vita: c’è il grave rischio dell’assuefazione a questo martellamento, che giunge attraverso l’informazione e la rete sconfinata dei social, a cui occorre reagire con interventi e misure urgenti rivolti innanzitutto alle fasce più fragili e delicate della società a partire dalle scuole”, ha dichiarato Luisa Puggioni, presidente della Commissione Pari Opportunità Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Sardegna .
I fatti sono noti: una ragazza in bichini viene esposta ricoperta di cioccolato sul buffet dei dolci in un noto hotel in Sardegna; un generale sogna un mondo nero profondo, dove non serviranno asili perché i figli staranno a casa con le madri. Lo stupro di gruppo di Palermo e di Caivano in tutta la loro nera e violenta cronaca, 3 femminicidi nel solo mese di agosto, ma queste sono solo le punte di un iceberg, quello che arriva attraverso le denunce o la cronaca più tragica.
“Si tratta di episodi diversi ma che nascono dalla stessa matrice – ha continuato Puggioni- in quanto nascono da una cultura e ideologia maschilista e pervasiva, che decide dove e come collocare l’oggetto donna/femmina con differenti gradi e contesti di violenza: sessuale, sociale e ideologica/culturale. Deve essere chiaro questo concetto: su una donna oggetto è consentito esercitare qualunque tipo di potere, fino all’annientamento fisico. La donna servita come una pietanza non è affatto una cosa goliardica o dal sapore giapponese, come nella barbarie del nyotaimori, e non è meno violata nella sua dignità della donna violentata dal branco”.
Il bacio “rubato”, le battute sessiste, gli stereotipi, le molestie verbali e psichiche, le discriminazioni, le vendette pornografiche sui social, fino alla vittimizzazione secondaria, agli abusi alle umiliazioni e alle mutilazioni di dignità, dallo stupro all’assassinio: tutte manifestazioni che nascono dalla stessa identica concezione, la donna come oggetto da possedere per farne qualsiasi “uso”. Non si risolve certo il problema “accusando” la ragazza che ha accettato di farsi mettere su un tavolo ricoperta di cioccolata.
Per questo non bastano solo le sanzioni o le denunce, ma occorre una sistematica opera di prevenzione e individuazione dei segni della violenza, attraverso una profonda opera di trasformazione culturale e di formazione che parta dai primi anni di scuola: “E’ necessario e indilazionabile – ha sottolineato Angela Quaquero, presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Sardegna – introdurre la presenza dello psicologo in tutte le scuole di ogni ordine e grado, e per questo occorre urgentemente una legge ad hoc, come da tempo richiesto, a livello regionale e a livello nazionale. La possibilità di potersi rivolgere allo psicologo in un ambiente familiare, come quello scolastico, può rappresentare un valido e prezioso ausilio per riconoscere i segnali della violenza da un lato e per imparare a leggere l’alfabeto dell’affettività”.