Violenza di genere, un percorso assistenziale ‘Codice rosa’

Un totale di 89 donne, delle quali 4 vittime di genere, 61 vittime di violenza perpetrata all’interno del nucleo familiare, e 24 segnate da trauma di aggressione.

Questi i dati del Pronto soccorso di Sassari relativi alle donne vittime di violenza che nel 2022 sono state registrate nella struttura dell’Aou di Sassari.

Numeri che possono sembrare piccoli ma che, nel complesso, mettono in evidenza quanto la violenza di genere sia un problema sociale complesso e diffuso.

Tema sul quale il convegno “Vittimologia, trauma e prevenzione della violenza: aspetti clinici e psichiatrico-forense” ha acceso i riflettori nel fine settimana appena trascorso. L’appuntamento, organizzato dalla Clinica psichiatrica dell’Aou diretta dalla professoressa Alessandra Nivoli, è stata l’occasione per mettere attorno al tavolo professionisti, medici, psichiatri, psicologi, avvocati, esperti del mondo dell’associazionismo che ogni giorno si occupano di dare assistenza e supporto alle vittime di violenza. “Perché – come ha fatto notare Nivoli – è necessaria un’attività di prevenzione che consideri il peso degli eventi traumatici sulla salute mentale di chi li subisce e quanto quelli possano, appunto, inficiare la vita del paziente”. Dal 2018 in Clinica psichiatrica è attiva l’Unità di Vittimologia e trauma che ha in carico circa 120 pazienti vittime di eventi traumatici, di cui il 90% donne vittima di violenza interpersonale e domestica.

E’ stata anche annunciata la prossima adozione di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (pdta) “Codice rosa” per le persone in condizioni di fragilità, vittime di violenza e abuso. Un percorso che coinvolge più strutture, dal Pronto soccorso all’Obi, dalla Ginecologie e Ostetricia alla Medicina legale, dalla Psichiatria alla Psicologia ospedaliera. “Il Codice rosa – ha detto il direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano – è un percorso che deve essere strutturato all’interno delle aziende. È un percorso trasversale, perché chiama in causa vari soggetti, medici, infermieri, tecnici, psichiatri, psicologi. C’è la necessità, davvero, di avere un percorso integrato che dica non solo chi fa cosa ma anche, in questo caso, come fare”.

“Se guardiamo il dato nazionale dell’Istat del 2021 – ha detto Paolo Pinna Parpaglia, direttore del Pronto soccorso sassarese – con 18,4 vittime che denunciano la violenza su 10mila accessi alle strutture sanitarie, vediamo che si tratta di numeri significativi ma che rappresentano la punta di un iceberg. Dietro c’è un sommerso, perché molte non dichiarano la violenza e chi arriva in ospedale, in Pronto soccorso, è una quota, probabilmente, minoritaria”.

“Nel nostro pronto soccorso al Materno infantile – ha detto il professor Giampiero Capobianco, direttore di Ginecologia e Ostetrica – abbiamo avuto modo di vedere donne, ma anche bambine, vittime di violenza sessuale”.

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