La neo-presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde commenta la sua vittoria elettorale dicendo che i sardi avrebbero “risposto con le matite ai manganelli della Meloni”. A parte che un sardo su due alle urne manco si è recato – forse perché disgustato dal carrozzone politico in toto e non solo dalla pur imbarazzante Giorgia Meloni – mi fa comunque piacere che lei voglia con questa affermazione condannare il vile tentativo di questo governo servo degli USA di reprimere la manifestazione pro-Palestina di Pisa.
Però nell’ascoltare queste parole mi sono anche chiesto perché una persona che oggi pare così sensibile allo stato di salute della nostra democrazia e al diritto di manifestare dei cittadini, non abbia speso mezza parola quando, a suo tempo, il governo Draghi faceva amabilmente bastonare in tutte le piazze d’Italia gente inerme, pensionati, lavoratori, colpevoli di manifestare nientepopodimeno che per il diritto di potersi guadagnare il pane lavorando anche se non avevano in corpo l’ottava o la nona dose.
Dov’era allora Alessandra Todde? E’ presto detto: era viceministro dello sviluppo economico nel governo Draghi, proprio quello che quanto a confidenza con idranti e manganelli non ha conosciuto rivali. E, a proposito di geopolitica e sudditanza verso gli americani, proprio quel governo che in nome dell’obbedienza a Washington ha contribuito ad alimentare l’escalation in Ucraina. Roba che in confronto Giorgia Meloni è una pivellina alle prime armi.
Insomma, ognuno ha i suoi manganelli nell’armadio.
di Francesco Forciniti